mercoledì 22 giugno 2011

MA QUANTE CASE POSSIEDE IL MINISTRO ROMANO?

Immobili, un albergo di lusso e finanziamenti statali

Di Marco Lillo
    Il ministro Romano possiede un tesoro di otto appartamen­ti nel palazzo color acciaio di via Watt a Milano. Lì accanto c'è un albergo 4 stelle, Romano è socio dei proprietari.
Previtera. È questo il nome che da mesi sta conficcato nel cervello del ministro Francesco Saverio Roma­no. Appena qualcuno lo pronun­cia alla sua presenza, Romano perde l'aria bonacciona da Pot­sie di Happy days e assume un'e­spressione irata che ricorda un po' Johnnv Stecchino. Come il boss impersonato da Benigni che si agitava imprecando "Coz­zamara, Cozzamara" nello scan­tinato nel quale il mafioso rivale lo costringeva, così Romano sbarra gli occhi al cielo e ripete come un mantra: "Previtera, ah Previtera", anzi "Previera, Ah Prrvtera", in siciliano stretto.
       IL FATTO è che il geometra Agostino Previtera occupa da molti anni due appartamenti del ministro in quel di Milano soste­nendo di vantare un credito ver­so il costruttore dello stabile, so­cio di Romano nell'attività immo­biliare. La contesa Romano-Previ­tera non è la solita lite siciliana fat­ta di impuntature insensate. Die­tro la storiella della causa tra il mi­nistro e il capo-cantiere si staglia infatti una storia molto più gran­de: la speculazione immobiliare milionaria realizzata da Romano e dai suoi amici in via Giacomo Watt a Milano. In quest'area, teatro di un imponente intervento che ha permesso di costruire un palazzo avveniristico color ac­ciaio, due filari di villette in stile inglese e un hotel 4 stelle, sembra di stare in un quartiere della 'Pa­lermo bene". Secondo il Catasto, il ministro dell'Agricoltura, sotto la Madunina, possiede attraverso la sua società Roma Uno Immo­biliare (intestata a lui e alla moglie Stefania Martorana e amministra­ta dal cognato Pietro La Rocca) un tesoretto di otto appartamen­tini (alcuni dei quali sarebbero poi stati uniti fisicamente) tutti si­tuati nel palazzo color acciaio di via Giacomo Watt. Non solo: l'ex ministro è stato socio fino al gen­naio 2008 di una seconda società che nel 2005 ha comprato nel medesimo stabile altri 14 mi­ni-appartamenti. E poi di una ter­za società che ha costruito li ac­canto l'hotel Watt, un 4 stelle di 4 piani con facciata in legno. Romano non è l'unico politico si­ciliano che a Milano si trasforma in immobiliarista. Nella società protagonista del recupero dell'ex zona industriale, la Immobi­liare Watt Sri, oltre al ministro Ro­mano, fino al luglio 2004 era so­cio anche il suo amico Giuseppe Drago, eletto in Parlamento nel 2008 e poi costretto alle dimissio­ni. Inoltre, nel 2005, ha compra­to nel palazzo due appartamenti, un box e una cantina, anche l'al­lora governatore di Sicilia Totò Cuffaro. A coinvolgere nell'av­ventura immobiliare milanese i tre politici - tutti appartenenti negli anni scorsi al medesimo partito, il Pid (frutto della scissio­ne filo berlusconiana dall'Udc, che contava oltre a loro solo altri due deputati) - è stato un costrut­tore originario di Messina, Augu­sto Reitano, anche detto il re del­le 488, per la sua capacità di ot­tenere fondi pubblici per le sue imprese.
     IL TERRIBILE Agostino Previ­tera che il ministro Romano vor­rebbe buttare fuori da due dei suoi appartamenti, è in realtà l'ex direttore del cantiere di Reitano e resta asserragliato nei bilocali del ministro perché sostiene di van­tare un credito verso Reitano. Co­sa c'entrano le case del ministro? Secondo Privitera, Reitano tratta­va quegli immobili come se fos­sero suoi tanto che fu lui a con­segnargli le chiavi. Il ministro, in­vece, sostiene che Privitera non ha alcun diritto di stare li e che non vuole sborsare i soldi per comprare. Per questo lo ha fatto denunciare penalmente nel 2008 dall'amministratore-cognato del­la sua società. Finora Privitera, di­feso dall'avvocato Diego Busac­ca, ha avuto la meglio. Dopo ave­re incassato l'archiviazione del suo procedimento ha persino contrattaccato con una querela ed è per questo che al ministro sale il sangue agli occhi quando ne parla. Il 6 luglio il Tribunale ci­vile di Milano deciderà chi ha ra­gione ma, a prescindere dall'esi­to della bega legale, la questione che rende questa storia molto in­teressante è un'altra: i rapporti tra i politici più importanti della Sicilia e un imprenditore che - negli stessi anni in cui faceva af­fari a Milano con Romano, Totò Gullaro e Drago - otteneva il via libera dal governo nazionale e re­gionale per una cifra che si aggira sui 110 milioni di euro tra con­tratti di programma, fondi Por e finanziamenti ex legge 488.
     AUGUSTO REITANO, non è un costruttore qualsiasi. Questo imprenditore 49enne con uffici al Pantheon a Roma e in via Mon­tenapoleone a Milano è l'asso pi­gliatutto dei fondi pubblici nell'i­sola. Ora il suo gruppo non navi­ga in acque serene: la crisi del mercato immobiliare si è fatta sentire e un affare sbagliato a New York ha tagliato le gambe al­la sua corsa, ma Reitano resta un peso massimo dell'economia iso­lana con amicizie a Roma nel jet set. Nei suoi appartamenti di fronte al Pantheon si vedevano politici, attori e stelle del giorna­lismo. Reitano decollava con il suo Bombardier 604 da 12 posti alla volta di Montecarlo per pla­nare al porto di Fontvieille, dove ad attendere lui e i suoi amici c'era il Light Blue, uno yacht da 40 me­tri costruito dai cantieri Rodri­guez della sua città. L'estate l'al­legra comitiva con affari a Mila­no, si ritrovava in Sardegna nella villa nel golfo di Marinella che so­vrasta quella di Silvio Berlusconi. Il vulcanico messinese girava nel­la movida lombarda con una Fer­rari Scaglietti parcheggiata (per 700 euro al mese) all'hotel Four season di Milano e aveva a disposizione persino un vaporetto ri­strutturato da 70 metri, ancorato al porto di Napoli, e una casa da 5 milioni di dollari a Manhattan, sulla 69esima strada, mentre sta­va costruendo per un finanziere ebreo un altro palazzo sulla 52esi­ma strada: l'affare che lo ha mes­so in difficoltà per alcuni ritardi nella consegna.
     Oggi molti gioielli del suo impero del lusso non sono più nella di­sponibilità delle sue società ma barche, aerei e residenze restano visionabili sul sito www.myluxurya­gencycom, dove venivano offerti in vendita o in affitto con tanto di telefonino della moglie di Reita­no, Rossella Pizza, una bionda 45enne candidata per il partito dei responsabili di Romano al Consiglio comunale di Napoli as­sieme a Gianni Lettieri. Lusso, po­litica e affari si intrecciano in que­sta intricata storia. Su Facebook si trovano ancora gli incitamenti a Rossella Pizza-Reitano di Ida Cuf­faro, figlia di Totò, molto amica del figlio di Reitano.
     Reitano e Romano si conoscono da molto tempo. L'imprenditore messinese, dopo alcune disav­venture nei primi anni '90 con il fallimento di un paio di società di costruzione, prende il volo nel 2002. Quell'anno Reitano si lan­cia nel turismo agevolato in Sici­lia e nell'attività immobiliare in società con i politici a Milano. Reitano, Romano e Drago com­prano da alcune famiglie milane­si le quote dell'area industriale di­smessa di via Watt a Milano.
     L'ACQUISTO della società Im­mobiliare Watt è un'operazione inventata da un architetto di fa­ma, il professor Francesco Mauri del Politecnico di Milano, che vuole ricavare dai capannoni una serie di villini: "Volevo realizzare un intervento per dare una casa ai miei familiari. Ho coinvolto alcu­ni amici nell'operazione, ma i sol­di non bastavano e nel 2002 un mediatore immobiliare mi pre­sentò Reitano che entrò nella so­cietà e portò con sé l'onorevole Romano e l'onorevole Drago, che io vidi solo una o al massimo due volte dal notaio per gli atti di acquisto. Reitano si incaricò del­la costruzione di un palazzo su strada più, all'interno dell'area, due file di villini. Alla fine i sici­liani fecero valere le loro quote acquisendo appartamentini nel palazzo mentre i miei familiari e i soci milanesi hanno tenuto i vil­lini". Su un capitale complessivo di 96 mila e 900 euro, Reitano ac­quistò nel 2002 quote dell'Immobiliare Watt per 20 mila euro cir­ca; Romano per 5.800 euro e Dra­go per un valore di 5.600 euro. Drago però usci subito cedendo tutto alla Assisi Immobiliare di Reitano nel 2004. In apparenza l'operazione immobiliare fu un successone. Secondo l'architetto Mauri, il costo totale delle quote fu di 6,5 miliardi di vecchie lire. Quindi Romano dovrebbe avere pagato meno di 400 milioni di li­re, come quota iniziale di ingres­so alla quale però bisogna aggiun­gere i conferimenti e i costi per i lavori di rifinitura. Il 24 settem­bre 2004 la costruzione è finita a livello di rustico, e l'Immobiliare Watt si scioglie e assegna ai soci gli appartamenti. Romano, con la società sua e della moglie, la Ro­ma Uno Immobiliare, ottiene co­sì 5 miniappartamenti indicati nell'atto con i sub dal 60 al 64. E il politico siciliano - eletto alla Ca­mera con l'Udc nel 2001 dopo aver diretto l'Istituto bancario re­gionale Ircac - costituisce una se­conda società, la Residenza Navi­gli Sri, e compra altri 14 apparta­menti nel palazzo, dalla Assisi Im­mobiliare di Reitano.
     IL 14 LUGLIO 2005 Augusto Reitano, per la società Assisi Im­mobiliare, vende davanti al no­taio Silvana Sajia di Milano alla Re­sidenza Navigli Srl. rappresentata da Romano. e da lui partecipata in quel momento per il 90% (il 40 attraverso la Roma Uno) 14 mi­ni-appartamenti al prezzo di 3 mi­lioni e 172 mila curo. Non basta: lo stesso giorno Roma Uno di Ro­mano acquista dalla Assisi Immo­biliare di Reitano un altro appar­tamento di 2,5 vani catastali a 167 mila euro, pagati in contanti. Nell'estate del 2005, insomma, le so­cietà di Romano erano proprieta­rie di 20 appartamenti nello sta­bile milanese costruito da Reita­no per un valore che si aggirava sui 4 milioni di euro. Dove li pren­dono tutti questi soldi per com­prare le società dell'onorevole Romano? Un milione e 795 mila euro - secondo quanto dichiara nell'atto il ministro - sarebbero stati pagati direttamente con fon­di della società Residenza Navi­gli. Mentre il resto (pari a poco meno di un milione e380 mila cu­ro) sarebbe stato pagato median­te un mutuo dalla rata molto sa­lata. Il contratto di mutuo è stato stipulato il 14 luglio del 2005. Quel giorno Romano ottiene dal­lo stesso dirigente dell'Unicredit anche un'apertura di credito per 500 mila euro stavolta per la sua Roma Uno Immobiliare.
    Sempre quel giorno Romano e il suo amico imprenditore Reitano fanno un ulteriore affare con una terza società, la Navigli Resort, che ha costruito l'Hotel Watt. Un anno prima il Cipe (Comitato In­terministeriale per la program­mazione economica del governo Berlusconi), delibera uno stan­ziamento di 103 milioni di euro per gli investimenti turistici del consorzio Coprit che doveva rea­lizzare quattro alberghi in Sicilia. All'interno del Coprit, presiedu­to oggi da Augusto Reitano, ci so­no tre società dell'imprenditore amico e socio di Romano. Ma questa è un'altra storia.

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